Rogo del Vecchione: La tradizionale manifestazione del Capodanno bolognese

fiamme

Oggi ti parliamo del rogo del Vecchione, la manifestazione per eccellenza del Capodanno bolognese. Entriamo nel vivo di questo evento dalla lunga tradizione, del suo svolgimento e del suo significato.

IL ROGO DEL VECCHIONE: CHE COS’È?

Il rogo del Vecchione è l’evento principale del Capodanno in piazza a Bologna e si svolge ogni anno in Piazza Maggiore. Il Vecchione non è altro che un fantoccio ricoperto di petardi che viene dato alle fiamme allo scoccare della mezzanotte che segna il passaggio dal vecchio anno a quello nuovo.

Il Vecchione viene costruito con materiali quali legno, carta, cartone, stoffa e stracci ed ha un’altezza di oltre 12 metri.

La tradizione è così chiamata perché il fantoccio ha per l’appunto le sembianze di un vecchio e rappresenta le disgrazie dell’anno appena trascorso. Il falò del fantoccio è considerato un buon auspicio per l’anno nuovo e negli anni bisestili assume fattezze femminili.

Nel buio si ergono le fiamme, creando un’atmosfera suggestiva per tutti i partecipanti. Ogni anno il fantoccio viene realizzato da artisti locali diversi.

I vari Vecchioni sono stati declinati, durante il corso degli anni, in base alla tendenza artistica del creatore, diventando una vera e propria galleria artistica transitoria.

La tradizione del falò di Capodanno ha avuto luogo, negli anni precedenti, anche in altre cittadine dell’Emilia come Sassuolo e San Possidonio, in provincia di Modena.

Per darti un’idea di che cosa stiamo parlando puoi dare un’occhiata al breve video qui sotto di un rogo del Vecchione di diversi anni fa:

IL ROGO DEL VECCHIONE NEGLI ANNI

Questa manifestazione spettacolare caratterizza il Capodanno di Bologna. Trae le sue origini nei primi decenni del ‘900 e precisamente il 31 dicembre del 1922, per propiziarsi l’inizio del 1923. Quella fu la prima occasione in cui in Piazza Maggiore il fantoccio di cartapesta, imbottito di petardi, coinvolse in modo entusiasmante il pubblico. Originariamente il fantoccio non era realizzato in cartapesta, ma con paglia ed avanzi tessili provenienti dalle attività locali, anche perché era molto più facile bruciarlo.

Quella del falò è una tradizione dell’Italia nordorientale molto diffusa in Emilia-Romagna. Le ragioni e lo svolgimento sono di diversi tipi. La tradizione, infatti, si rifà a una cultura agricola molto più arcaica che utilizzava il falò come rito propiziatorio verso San Giuseppe per avere un buon raccolto durante l’annata. Si svolgeva, sostanzialmente, alla fine dell’anno agricolo.

La tradizione dei falò legata a un fantoccio che veniva bruciato esisteva anche in precedenza a Bologna, ma veniva svolta a Carnevale perché era la stagione in cui l’inverno incominciava a diventare più mite, lasciando il posto alla primavera. Corrispondeva quindi all’inizio del nuovo anno agricolo. Dal 1922 l’evento si sposta al 31 dicembre.

IL 1972: L’ANNO DELLA SVOLTA

Nel 1972 il Vecchione acquista una valenza simbolica differente. Siamo negli anni in cui storicamente c’è bisogno di un messaggio di pace per la situazione mondiale (basta pensare alla guerra del Vietnam). Il cambio di simbologia viene rappresentato dal fantoccio costruito da Sebastian Matta, che quell’anno è l’artista in carica della realizzazione del fantoccio.

A fronte della sua opera non mancarono le critiche. Il pittore, infatti, preparò un bozzetto della statua che rappresentava un Babbo Napalm: il vecchio Vecchione avrebbe tenuto in mano un modellino di aereo americano utilizzato in Vietnam per i bombardamenti. Era una forma di critica verso la guerra e un invito alla pace collettiva.

Il Resto del Carlino accusò Bologna di essere scaduta come qualità e altri intellettuali accusarono la città di essere una sorta di Don Chisciotte isolato. In realtà il messaggio di quegli anni sulla pace fu ben accettato dai cittadini e divenne uno dei significati del Vecchione da allora in poi.

IL ROGO DEL VECCHIONE AI GIORNI NOSTRI

Visto il successo della manifestazione, il falò è stato poi arricchito con uno spettacolo accompagnato anche da band musicali. Dal 1986 in poi artisti di strada affiancano la manifestazione, creando una performance collettiva molto coinvolgente.

Dagli anni ’90, per dare una maggiore identità locale al Vecchione, il fantoccio fu realizzato da artisti locali, acquisendo quindi una sorta di identità tradizionale maggiore.

Nell’era della condivisione, nel 2018 e nel 2019 i Vecchioni sono diventati opere collettive, create da laboratori in cui partecipavano attivamente i cittadini.

IL ROGO DEL VECCHIONE PER IL CAPODANNO 2023

A causa della pandemia la tradizione è stata interrotta nel 2020 e nel 2021. Con quest’anno si torna a celebrare la fine del 2022, con questo evento così amato dai bolognesi e non solo. Se quindi deciderai di recarti a Bologna sarà un anno molto particolare, perché il Rogo del Vecchione riprenderà dopo due anni di pausa, che non erano mai capitati dal 1922.

Il tema del Capodanno 2023  è intitolato “Vecchio come una torre” ed è realizzato dal collettivo Parasite 2.0. La scultura rappresenta due simboli di Bologna: il Vecchio e la torre.

La serata sarà a ritmo di sound tutto al femminile con dj Laura Gramuglia e il duo PopPen (in arte Brunella di Montalcino e Marina di Ravenna). Gramuglia propone il suo Rocket Girl on Vinyl e il duo mixerà pezzi pop degli ultimi 50 anni.

Novità di questo Capodanno è il discorso d’autore insieme ad Alessandro Bergonzoni che interreterà il monologo “Udendo”. Sarà solo la voce di Bergonzoni che apparirà, ma l’intenzione è quella di coprire con le sue riflessioni, sull’anno passato e quello che sta per giungere, tutta la città.

Lo show inizierà alle ore 22 con la musica di Gramuglia, di seguito, alle 23, ci sarà il discorso di Bergonzoni “Udendo”. A seguire saliranno in consolle le PopPen che suoneranno fino all’1.30 del mattino.

ALCUNI ARTISTI FAMOSI CHE HANNO REALIZZATO IL VECCHIONE

Nel corso degli anni sono stati coinvolti nomi quali Gabriele Lamberti e Pirro Cuniberti. Ricordiamo ancora l’illustratore belga Jean-Michel Folon, venuto a mancare nel 2005 e ricordato per le sue opere con colori delicati. Fra i nomi degli artisti ricordiamo anche  il genovese Emanuele Luzzati con i suoi tocchi fantasiosi che tendono al surrealismo. Sono stati creatori di una dei fantocci anche il Collettivo Gli Impresari, un gruppo di artisti impegnati a costruire macchine a uso teatrale, che sorprendano lo spettatore.

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